Viva le api!
In occasione della “Giornata mondiale delle api”, che ricorre il 20 maggio, è importante più che mai ricordare come questa specie svolga una funzione fondamentale per la vita del pianeta, in quanto regola l’intero ecosistema tramite il suo servizio di impollinazione.
Tuttavia innumerevoli tipologie di insetti, api comprese, sono tuttora a rischio di estinzione principalmente a causa dell’inquinamento ambientale e dell’utilizzo di pesticidi in campo agricolo; non solo: la presunta pericolosità di tali insetti, ha portato alla distruzione di innumerevoli alveari selvatici anche da parte dei comuni cittadini.
Dunque, considerando che lo strumento migliore contro l’ignoto e la paura è la conoscenza, è lampante la necessità di educare alla salvaguardia di questi piccoli esseri viventi, a partire dai bambini ma non solo; perché la verità è che ogni singolo alveare custodisce un mondo che non tutti conosciamo o comprendiamo appieno e, spesso, siamo a conoscenza più che altro di falsi miti che è necessario sfatare una volta per tutte.
Per raggiungere tale obiettivo, innanzitutto occorre partire dalle basi: come è costituita e come funziona questa complessa società formata dalle api.
Infatti le api rappresentano un vero e proprio esempio in fatto di società e comunità, e possono anche dare un punto di vista differente e interessante in merito, in particolar modo ai bambini, spesso affascinati da queste dinamiche relazionali che loro stessi rivivono nella loro “comunità scolastica”.
Innanzitutto ogni alveare custodisce una Regina: ebbene le api sono una specie in cui regna il matriarcato ed ogni azione e funzione ruota attorno alla sopravvivenza della Regina e, quindi, della prole. Infatti l’ape Regina ha un unico ed arduo compito, ossia quello di deporre, al culmine della stagione, anche fino a 2.500 uova al giorno, le quali necessitano di 21 giorni per svilupparsi in api adulte.
Dunque questa società-alveare diventa un luogo decisamente affollato e apparentemente caotico all’occhio di un essere umano. Tuttavia ogni singolo “suddito” ha il suo compito ben preciso e che rispetta e compie alla perfezione in modo da permettere alla comunità di crescere e prosperare e, per questo, viene definito Ape Operaia.
Infatti in base all’età e allo sviluppo di ognuna di esse, vi è una sequenza cronologica di compiti da svolgere e che ricoprono i più svariati ambiti: si inizia con il ruolo di Spazzina, la quale ha il compito di mantenere pulite le celle destinate al miele o alla covata; in seguito diviene ape Nutrice nel momento in cui inizia a produrre pappa reale e può così nutrire ed occuparsi delle larve; quando invece inizia a secernere cera, il suo compito muta nuovamente e diviene così un ape Ceraiola, addetta alla costruzione e riparazione delle numerose celle che compongono l’alveare; il passo successivo dell’evoluzione è l’ape Guardiana che poi verrà “promossa” ad ape Esploratrice, con l’importante compito di uscire finalmente all’esterno dell’alveare in cerca dei luoghi di fioritura, fondamentali per la raccolta del nettare, compito che, invece, spetta all’ape Bottinatrice.
Dunque, come visto, la comunità è ben organizzata ma non fa discriminazioni: ogni ruolo (ad eccezione di quello riproduttivo della Regina) è accessibile a tutte le api, a seconda della propria crescita e all’effettiva capacità di svolgere tale compito.
Inoltre questa società non solo è matriarcale, come già accennato in precedenza, bensì è composta per la stragrande maggioranza da esemplari femmine (le api per l’appunto); tuttavia esistono all’interno dell’alveare anche esemplari maschi, ossia i Fuchi: questi hanno il compito principale di fecondare la Regina, ma anche di mantenere calda la covata ed agevolare la circolazione del cibo all’interno della colonia; inoltre possiedono una corporatura più tozza e grande rispetto alle femmine ma sono totalmente sprovvisti di pungiglione (motivo per il quale gli apicoltori li scelgono per mostrarli ai bambini durante le visite guidate, in quanto totalmente innocui).
A proposito di pericolo, innanzitutto vi è da precisare che in Italia vi è “l’ape mellifera ligustica” la quale fa parte di uno dei ceppi più docili che esista. Detto ciò occorre ricordare che le api sono di natura attratte dalle sostanze zuccherine e che ovviamente detestano i movimenti bruschi, i colori scuri e gli odori forti ma comunque non hanno alcuna intenzione di utilizzare il pungiglione, soprattutto considerando che sono le prime a rischiare la vita ogni qual volta si trovano costrette a pungere.
Dunque, di natura, le api sono abbastanza pacifiche, fatta eccezione per alcune situazioni come le condizioni metereologiche avverse e l’andamento stagionale; inoltre l’ape Guardiana posta nelle immediate vicinanze dell’alveare ha indubbiamente l’arduo compito di proteggerlo da qualsiasi nemico e di conseguenza è più irascibile. Al contrario la presenza di abbondanti campi in fioritura e la bella stagione rendono le api più docili. Perciò un falso mito è proprio quello secondo cui le api debbano essere uccise in quanto pericolose per la salute umana, quando invece diventano un pericolo solo nel caso in cui vengano, per l’appunto, attaccate o c’è il rischio che il loro alveare e nucleo familiare vengano distrutti.
Invece è fondamentale conoscere la differenza tra le api e le vespe (le quali sono realmente pericolose e più aggressive), in quanto, nella maggior parte dei casi, è a causa della confusione che c’è nel riconoscere le due specie che le api vengono eliminate.
Articolo scritto da Stefania Di Cocco per Azione Educativa