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E’ giunto il momento di tornare a scuola! Attaccamento e distacco

E’ giunto il momento di tornare a scuola!

Sappiamo bene quante emozioni suscita questo evento sia da parte del bambino/ragazzo che da parte del genitore, come anche da parte del maestro/insegnante/educatore.

Sono tante le implicazioni che questo evento comporta pur trattandosi di “normalità”.

Cosa sarà mai “rientrare a scuola”?

Oggi vogliamo provare a dare il nostro contributo ed evidenziare alcuni punti per noi essenziali e da tenere a mente per affrontare nel modo migliore questo inizio scolastico e magari fornire qualche strumento utile per poter vivere il distacco in maniera positiva, per poter comprendere quello che succede interiormente e come possiamo agire efficacemente perché questo si svolga in maniera naturale e in tutta serenità. La riflessione riguarda sia l’evento in questione, il rientro a scuola, sia l’ingresso nella vita stessa come individuo autonomo, indipendente, che cerca di crearsi il proprio posto nel mondo, quello che poi sarà il Suo mondo.

Parleremo dunque di attaccamento e distacco.

  Attaccamento: per una base sicura

Oggigiorno sentiamo spesso parlare di attaccamento e dell’aspetto significativo che assume nella formazione della nostra personalità, e anche non essendo l’unico aspetto significativo da prendere in considerazione vogliamo interessarci alle sue ripercussioni, sinteticamente, per comprendere i fattori interpersonali che operano nello sviluppo della personalità.

Come sappiamo il concetto di attaccamento nasce con John Bowlby (1907-1990) e Mary Ainsworth (1913-1999) che mettono al centro dei loro studi la relazione madre-bambino (o figura di riferimento-bambino) e i legami affettivi che si creano all’interno dell’intera famiglia e che andranno a potenziare lo sviluppo dell’individuo. “Un aspetto fondamentale della teoria dell’attaccamento è la convinzione che gli individui riproducano nel corso della vita i medesimi stili di attaccamento che hanno acquisito nelle prime interazioni genitore-bambino. Si ritiene dunque che stili di attaccamento diversi portano alcune persone a essere fiduciose, aperte all’esperienza e capaci di affrontare positivamente le separazioni; altre a essere ansiose e costantemente preoccupate di essere trascurate, rifiutate o abbandonate; altre ancora a non avere alcuna fiducia negli altri e ad essere esageratamente autosufficienti, isolate e ostili.” (Caprara- Cervone, 2003).

La qualità dell’attaccamento è molto significativa anche se non determina totalmente lo sviluppo della personalità ma lo influenza notevolmente. Infatti vi saranno altri fattori a giocare un ruolo altrettanto significativo come ad esempio le caratteristiche personali della figura di riferimento e del bambino o la stabilità del modello di attaccamento messo in atto, etc.

I bisogni di protezione del bambino e gli strumenti della figura di riferimento per soddisfarli saranno al centro di questa relazione basata sulla reciprocità.

Lo stile di attaccamento, attaccamento sicuro o insicuro, che si sarà instaurato influenzerà lo sviluppo del  bambino e dell’adulto che diventerà; di conseguenza le sue emozioni, le sue scelte, i suoi comportamenti, il suo modo di affrontare le relazioni, le esperienze che si presenteranno a lui ed anche il giudizio che avrà di se stesso.

   Attaccamento sicuro e attaccamento insicuro

L’attaccamento sicuro si caratterizza per la relazione affettiva reciproca positiva, basata sulla protezione e la adeguata risposta da parte della figura di riferimento alla richiesta del bambino.

Amore, affetto, cura, fiducia, sostegno, aiuto all’esplorazione sono gli aspetti centrali della relazione.

Amore, sicurezza, autostima, fiducia, apertura verso l’esperienza e verso gli altri, motivazione, cooperazione, etc sono il risultato della relazione.

L’attaccamento insicuro invece definisce una relazione che non colma le mancanze affettive, si costruisce sulla distanza o su di una presenza non adeguata, su delle richieste affettive non soddisfatte, una mancanza di riferimento da parte del bambino che non trova la sua base sicura per crescere bene con se stesso e gli altri. Il distacco affettivo è uno degli aspetti portanti di questa relazione. La confusione, l’ansietà, l’ambivalenza, la distanza, la paura, l’aggressività, la  frustrazione, la chiusura sono i tratti personali che prevalgono della relazione.

Ribadiamo comunque il fatto che niente è totalmente determinato e che come sosteneva Bowlby, le potenzialità, la diversità umana e di percorsi di sviluppo permettono un cambiamento, delle sfumature che possono modificare lo stile di attaccamento di base.

   Distacco: Il primo giorno di scuola… ma non solo!

Il primo giorno di scuola è sicuramente carico di emozioni varie, sia da parte del genitore che da parte del bambino.

Il rientro a scuola, quindi la separazione, implica non solo una messa in atto di processi mirati a quello stesso evento ma la messa in atto di processi che riguardano il nostro modo di agire-reagire alle situazioni che si presentano in generale e si presenteranno in futuro e di confrontarci con gli eventi che incontreremo sulla nostra strada.

Ad agire sarò proprio io, quello che penso, quello che sento, quello che sono o sento di essere.

La gestione delle emozioni diventa allora essenziale per un atteggiamento positivo, di apertura verso l’evento in questione e la vita stessa che ci apre le braccia per accoglierci e farci vivere la nostra avventura insieme a Lei. La gestione delle emozioni saprà farci strada in questo meraviglioso viaggio se avremmo gli strumenti per farlo.

Gestire le emozioni vuol dire ascoltarle, riconoscerle, accettarle, accoglierle e viverle per poi abbracciarle e viaggiare insieme a loro: sono le nostre compagne di viaggio, sono parte di noi, ci compongono.

Tuttavia per sapere gestire le nostre emozioni abbiamo bisogno di un ambiente che ci permetta di farlo, un ambiente che altrettanto le accolga, un ambiente in cui le persone che ne fanno parte sappiano anche esse gestire le proprie emozioni e accompagnarci in questa conoscenza.

Perché questo avvenga e avvenga positivamente, naturalmente, serenamente, c’è bisogna di una base sicura, di un clima familiare accogliente in cui il bambino si senta amato, sicuro, protetto, ascoltato e accompagnato.

Il bambino avendo noi alla nascita come unico punto di riferimento avrà bisogno di una relazione che si basi sull’ascolto, a partire dai bisogni primari; di risposte alle sue richieste affettive, ha bisogno di sapere che le persone che si prendono cura di lui siano pronte, capaci ad accogliere tutto ciò che lui è e che ancora deve scoprire. Far prova di empatia diventa essenziale in questo scambio e il nostro ruolo è di fondamentale importanza. Il bambino attraverso noi saprà vivere se stesso, guardandoci, comunicando, esprimendo se stesso; non saremo noi a “formare” il bambino ma dovremo essere noi ad accompagnarlo. Egli è un essere a sé e in quanto tale va rispettato il suo essere, nella sua individualità, diversità. Quello che lui vivrà insieme a noi sarà il suo modello di riferimento e che assimilerà come suo e da quell’ambiente attingerà gli strumenti che gli saranno offerti e si costruirà le sue proprie risorse. In questo modo saprà contare su di noi per riuscire poi a saper contare su se stesso. Saprà incontrarsi con il mondo e con gli altri, aprirsi serenamente e con fiducia all’esperienza, cogliendone il bello e sentendosi a suo agio. Lo farà senza conflitto, valutando e a volte dubitando, mettendosi in questione forse e magari modificando il suo pensiero e il suo atteggiamento… ma senza conflitto, accompagnato dalle sue emozioni, dalla sua fiducia, dalla sua serenità nel decidere ed agire.

   Rispettare l’autonomia del bambino.

Offrire gli strumenti al bambino ha la sua grande importanza e potrebbe spaventare prendere coscienza di tutta la responsabilità che implica, ma da genitori, insegnanti, educatori dovremmo invece tenere presente che tutto parte dal sentimento di amore e che forse è molto più naturale di quanto pensiamo. Se lasciamo anche noi parlare il cuore, se ascoltiamo le nostre emozioni e l’obbiettivo che ci fa muovere, tutto si schiarirà e sarà facilitato, la nostra capacità di relazionarci, supportare ed accompagnare il bambino sarà ovvia e ne saremo ricompensati dall’unica ragione che ci ha spinti ad intraprendere questo progetto educativo e che ha come scopo la libertà e felicità dei nostri Bambini.

Com’è fondamentale un clima affettivo positivo di cura e protezione, di ascolto ed empatico è altrettanto fondamentale il rispetto dell’autonomia del bambino. Dal momento che il bambino viene riconosciuto per quello che è, un essere a sé, un essere prezioso che vogliamo accompagnare nella sua crescita, “educare” inteso come “tirar fuori” quello che già esiste in lui, dovrebbe quindi includere l’opportunità di poter contare sulle sue facoltà di far da solo, di riuscire ad aprirsi al mondo esterno. Adottando un atteggiamento fiducioso verso il bambino e offrendogli l’opportunità di fare e vivere realmente le sue esperienza egli raggiungerà la consapevolezza delle sue capacità, del suo valore e svilupperà un autostima positiva, si sentirà attore della sua vita, fiducioso delle sue capacità e rispettoso di quello che lo circonda. L’autonomia raggiunta porterà a far sì che creda in lui e in quello che farà e si approcci all’esterno con fiducia.

Ci piace tanto l’espressione “Radici e Ali” perché sintetizza molto bene l’idea di quello che dovrebbe significare Educare. Amare, proteggere, da un lato e lasciare libero, fidarsi, dall’altro.

E’ difficile forse da mettere in atto, perché quando amiamo spesso non concepiamo l’idea di lasciare andare la persona per la sua strada, di non essere più il suo filo conduttore, la sua guida ma è invece proprio lì che si trova il vero tesoro: abbiamo permesso (nel senso che non abbiamo ostacolato) a una creatura di liberare tutto il suo essere, dandogli gli strumenti attraverso un clima affettivo positivo e lasciandogli la sua autonomia e rispettando la sua indipendenza per far sì che possa acquisire le basi sicure per una crescita felice e lasciarsi andare al mondo con fiducia e autostima, riuscendo per prima cosa ad affrontare questo piccolo grande distacco del primo giorno di scuola che poi diventerà il suo primo giorno di vita come adulto indipendente che a suo turno saprà mettere gli strumenti necessari a disposizione di un altra generazione riproponendo lo stesso modello.

Tante emozioni provate per questo grande giorno, ma noi genitori sappiamo di aver svolto il nostro ruolo, siamo consapevoli che quello che sta avvenendo sia la cosa giusta per il benessere del nostro bambino, sappiamo che ha inizio il suo cammino…

Ascoltiamo le nostre emozioni e riusciremo con fiducia a vivere e far vivere il distacco in modo positivo.

Un bambino che vive un clima affettivo positivo e avrà saputo fare le sue esperienze da sé saprà vivere il distacco in maniera positiva, se non saranno stati garantiti questi aspetti, il distacco sarà vissuto con più o meno difficoltà. Ma niente è determinato e tutto può cambiare se lo vogliamo.

Possiamo con il nostro comportamento permettere al bambino di vivere serenamente il distacco, sia al primo giorno di scuola che al primo giorno nel mondo…

                                              Buon anno scolastico a tutti e sereno distacco!

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