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L’importanza dell’ascolto attivo e dell’ empatia in famiglia

L’educazione emozionale e la sua messa in pratica in famiglia è di fondamentale importanza, dovremmo cercare di focalizzarci sulle persone e sul tempo passato insieme se vogliamo creare un armonia in casa che non sia solo superficiale ma che nasca da un rapporto sincero, rispettoso, attento, empatico, reciproco. 

Non è un’impresa facile proprio perché tanti sono gli ostacoli che possono farci assumere un determinato atteggiamento piuttosto che un altro e far provare determinate emozioni, perché prodotti dello schema personale che ci accompagnano da sempre e che sarà complicato cambiare.. in questo senso è importante,  essenziale, sentirsi dentro, ascoltarsi e comprendere noi stessi per potere cambiare, trasformare il nostro modo di rapportarsi, mettendosi in apertura con quello che prova, che fa, che dice l’altro. Solo in quel modo riesco a comprendere la persona che ho di fronte e potrò avere una visione nuova, una visione diversa dalla mia perché formata su un altro schema interiore.

In famiglia, questo lavoro, tra genitori e figli, ha tanto valore e può davvero fare la differenza sul modo in cui il bambino (ma anche noi) vive il presente e si forma e crescerà. Lo scopo è quello di vivere in armonia, di comprendersi e comunicare efficacemente, in maniera positiva. L’empatia e l’ascolto attivo non possono non essere parte integrante di un sistema familiare che desidera avere basi solide, fondate sul rispetto e quindi la consapevolezza per i nostri figli di crescere con autostima positiva, con fiducia in sé stessi e nell’altro, perché sono stati ascoltati e capiti e hanno appreso ad ascoltare e capire l’altro.

Qui sta il nocciolo di un rapporto armonioso e felice in casa.

Certo, essendo un paradigma educativo che poco o mai è stato applicato nei tempi passati, è difficile sradicare quello che per molti di noi rappresenta l’unico modello educativo ricevuto e nel quale, inconsciamente abbiamo riposto la nostra fiducia. E’ un punto essenziale che va preso in considerazione nel cambiamento che metteremo in atto, e che possiamo affrontare attraverso l’auto-empatia. Non siamo stati abituati a comprendere l’altro, a metterci nei suoi panni, ma per farlo abbiamo bisogno di strumenti che non abbiamo, il comprendere sé stessi, compito assai difficile ma non impossibile. Per questo la volontà di mettersi in gioco rompendo il proprio schema di azione per trasformarlo, modellarlo, renderà accessibile il cambiamento e quindi il benessere di noi stessi, dei nostri Bambini e dei rapporti che andremo a curare dando inizio ad un processo che vedrà cambiare tutto un insieme di aspetti che porteranno più in generale ad una crescita serena, libera, felice che si rifletterà sull’intera società facendo fiorire gentilezza e comprensione.

La strada forse non è facile ma chiunque voglia partecipare al proprio cambiamento e quello delle generazioni future, può farcela!

Thomas d’Ansembourg è un avvocato e psicoterapeuta nonché formatore alla conoscenza del sè e alla comunicazione non violenta. Si dedica a tante attività nel settore e crede fortemente che si possa cambiare il nostro modo di vivere con sé e con gli altri, perché possiamo essere sereni e liberi da ansia. Di conseguenza vivere a pieno e con sostanza i rapporti, la famiglia e la vita in generale.

Thomas D’Ansembourg

Nell’ intervista che vi proponiamo, Thomas dà alcune chiavi interpretative su come riuscire a vivere in un clima famigliare positivo. Riportiamo qui sotto la traduzione della stessa:

“Propongo innanzitutto di provare empatia per quello che la persona sta facendo nella misura in cui sono disponibile per provare empatia. 

Può darsi che non ho questa metodica, mi infastidisce così tanto, che la prima persona ad avere bisogno di empatia sono io! 

Quindi mi ascolto forse prima e dico: “Oh, quando vedo questa persona fare questo o quest’altro, sono così infastidito”, mi ascolto per rifocalizzarmi e nello stesso tempo, ho bisogno di comprendere la persona.

Vado quindi a vedere perché Lei fa questo così.

Prima tappa: 

L’auto-empatia per sé stesso se effettivamente l’empatia verso l’altro non fosse possibile e apertura verso l’altro.

“Ecco, quando fai così, in fondo vorresti che questo o quest’altro…” e cerco di comprendere perché la persona fa queste cose in quel modo per manifestare il fatto che non sono in opposizione con Lei e comprendere come possiamo funzionare insieme, esco dal rapporto di potere che mi oppone a te, cerco di capire il tuo funzionamento perché tu possa capire il mio e che ritroviamo del “noi”.

Questo richiede di trasformare il “software”, perché essere all’ascolto di qualcuno che fa qualcosa che non mi piace mentre mi innervosisce non è proprio facile. 

Un esempio semplice: a tavola, in famiglia, a cena, la mamma per ipotesi diciamo, ma può essere il papà, che ha preparato una buona zuppa calorosa perché tutti possano mangiare insieme qualcosa di buono e di sano, il bambino che respinge la zuppa, così…

Potremmo nel vecchio scenario dire: ” E perché non mangi la tua zuppa?”, “L’ ho preparata con amore”, “devi mangiare delle sane verdure “, e attacco e mi trovo nel vecchio paradigma dei rapporti di forza.

Per piacere, lasciamo questi vecchi paradigmi, c’è un modo di funzionare diversamente e posso dunque sentire dentro  “ma sono un po’ triste, vorrei che i miei bambini mangiassero in modo salutare, ho preparato con cura del buon cibo, per me il momento del pasto è una condivisione”… mi ascolto un po’ e nello stesso tempo ho bisogno di capire perché respinge la zuppa.

Quindi posso provare empatia per l’altro, leggere nel broncio: “pff… sei stanco”?, “oh, sei triste”… 

– “sei triste”? 

– “beh si, la mia amica è partita”

– “sei triste perché la tua amica è partita, e ti piacerebbe ritrovarla?”… e manifesto l’empatia per l’altro.

Molte tensioni nelle nostre vite quotidiane, così… la zuppa che scartiamo, il sistemare il tavolo che non voglio fare ecc, richiama a ciò che non sappiamo ascoltare, non c’è uno stare insieme.

Dunque invertiamo la logica, cominciamo con lo stare insieme, creiamo del “noi”, e il ferro si raddrizzerà.

È impossibile fare in modo che i bambini sistemino le loro cose, tengano ordinate le loro camerette… molte tensioni nascono da questo, “hai ordinato la tua camera?”, “hai lavato i piatti?”… Siamo preoccupati dal “fare” e non c’è “l’essere”.

Il bambino che ha lasciato le sue scarpe da tennis lì, in mezzo all’ ingresso e che è andato a prendersi un succo in cucina, piuttosto che innervosirmi, vado prima a vedere… “com’è andata la tua partita di calcio?”, “sei stato contento, hai ritrovato i tuoi compagni, fantastico!” E prendo “un tempo di noi”.

E’ una chiave della pratica della non-violenza, il legame prima, il risultato in seguito.

Non significa che si trascuri il risultato ma che si smetterà di essere ossessionati dal risultato, con più tempo, in pratica, per il legame.

Chiederei alla persona: “cosa cerchi di vivere?”, ordinare la camera, cucinare, fare i compiti, guadagnare soldi o cerchi di vivere l’incanto dello stare insieme in una famiglia gioiosa dove si ha piacere a collaborare…

“Qual è la tua scelta?”.

Sono colpito nel notare quanto tempo dedichiamo a bisticciare, a litigare, e quanto poco tempo dedichiamo a cercare di venirci incontro, perché se una sera torno stanco e mi fermo dicendo: “bambini, vorrei tornare prima per stare con voi, prendere del tempo e allo stesso modo non ci riesco”, “possiamo trovare un momento nella settimana in cui ci si parla dal profondo delle nostre vite, di quello che ci piace, che non ci piace e nello stesso tempo, il resto della settimana prendere il tempo di sistemare quà e là”.

Se prendessimo questo piccolo momento di presenza, che non vuol dire che si cambierà completamente la propria vita ma soltanto che si instaurerà un momento di presenza… le cose sarebbero molto più fluide, ma…  dimentichiamo la presenza.”

ill. Melissa Bailey

Intervento di Thomas d’Ansembourg, avvocato e psicoterapeuta belga.

Riferimenti:

https://fb.watch/9jXqOrN5YH/ video Intervista della pagina Facebook di Davide Laroche e tradotta in italiano.

immagine di anteprima: Davide Panizza

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