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La musica della gentilezza

La musica è un mezzo privilegiato per sviluppare empatia.

Ce lo ricorda uno studio dell’Università di Cambridge che indaga proprio la relazione tra la musica e lo sviluppo dell’empatia. In particolare, l’osservazione di bambini di 8-11 anni che fanno musica insieme in modo regolare ha evidenziato come alcuni aspetti dell’interazione musicale possono migliorare la capacità di empatia emotiva, che perdura anche al di fuori del contesto musicale. I ricercatori credono che l’insegnamento dell’intelligenza emotiva debba diventare parte integrante dei programmi scolastici e che la musica potrebbe essere un’ottima strada per farlo.

Di seguito pubblichiamo la traduzione dell’articolo di presentazione della ricerca presente sul sito dell’Università di Cambridge (https://www.cam.ac.uk/research/news/music-of-kindness-playing-together-strengthens-empathy-in-children

La musica della gentilezza: suonare insieme rafforza l’empatia nei bambini

Crediamo che la musica sia uno dei mezzi più accoglienti e piacevoli, ed anche estremamente efficaci, per raggiungere l’educazione all’empatia (Tal-Chen Rabinowitch)

Uno studio di un anno sui bambini che sono occupati in attività musicali ha indicato che fare attività musicali insieme in modo regolare sviluppa in modo considerevole l’abilità empatica verso gli altri.

I ricercatori hanno osservato le lezioni di gruppo di bambini tra gli 8 e gli 11 anni e hanno dimostrato che impegnarsi in attività musicali regolari con altre persone, dalla musica orchestrale ai semplici esercizi ritmici, può potenziare in modo cospicuo lo sviluppo dell’empatia, incrementando la capacità dei bambini di riconoscere e considerare le emozioni degli altri.

Un totale di 52 bambini, maschi e femmine, sono stati distribuiti casualmente in tre gruppi. Uno di questi gruppi si è incontrato sistematicamente una volta a settimana per interagire attraverso giochi musicali ideati dai ricercatori, mentre gli altri due sono serviti come gruppi di controllo, uno si incontrava con la stessa regolarità ma le attività riguardavano il teatro e le parole e non la musica, l’altro non svolgeva nessuna particolare attività.

Usando tecniche di valutazione standard e innovative, come rispondere alle domande di “test di compassione”, o la risposata alle emozioni nelle espressioni facciali e nei film, il livello di empatia di ogni bambino è stato valutato all’inizio della ricerca e di nuovo dopo un anno. I ricercatori hanno scoperto che i bambini coinvolti nelle attività musicali di gruppo hanno dimostrato un sostanziale incremento nei punteggi di empatia e un punteggio medio più alto rispetto agli altri gruppi.

“Questi risultati supportano la nostra ipotesi che alcuni aspetti dell’interazione musicale possono migliorare la capacità di empatia emotiva, che perdura anche al di fuori del contesto musicale”, afferma Tal-Chen Rabinowitch, del Centro per la Musica e la Scienza dell’Università di Cambridge, che ha guidato la ricerca.

“Speriamo che il programma di attività musicali che abbiamo sviluppato possa servire come base per un nuovo approccio all’educazione musicale, un approccio che aiuti lo sviluppo non solo delle abilità musicali, ma, soprattutto, la comprensione emotiva degli altri.”

Le attività utilizzate nella ricerca sono state sviluppate per enfatizzare gli aspetti dell’interazione musicale che i ricercatori credono possano promuovere l’empatia e quindi favorire una maggiore comprensione degli stati mentali condivisi.

Questi elementi musicali promotori di empatia includono l’imitazione, quando si è chiesto ai bambini di imitare i movimenti o i motivi musicali degli altri musicisti (come ad esempio il gioco del “Mirror Match” (la sfida dello specchio), la sincronizzazione, quando i ricercatori hanno usato il ritmo per stimolare attività coordinate/sincronizzate, in modo tale che i bambini hanno imparato ad adattare se stessi in relazione all’attenzione rivolta agli altri.

Dedicandosi a queste attività musicali, i bambini hanno fatto una sistematica esperienza di quello che i ricercatori hanno descritto come “intenzionalità condivisa”, cioè una comprensione delle intenzioni di ogni altra persona attraverso un comune scopo o oggetto di attenzione, che ha creato una affinità emotiva tra i bambini. 

Il gruppo di ricerca è arrivato con dei giochi musicali sempre più complessi a indagare “l’intenzionalità condivisa”; le attività riguardavano la creazione di musica che riflettesse le emozioni attribuite agli altri, oppure il comporre musica insieme in base ad un tema esplicito.

Secondo i ricercatori, la musica e il ritmo permettono un senso di reciproca “trasparenza” che supera l’espressione verbale. In sostanza, ciascuno può sentire il ritmo e rispondere, condividendo una esperienza indipendentemente dalla abilità linguistica.  

“Il punto importante della musica è che ti può far sentire come se stessi condividendo la stessa esperienza, anche senza il bisogno di fare la stessa cosa o sentire le emozioni nello stesso modo” ha detto il Professor Ian Cross, capo del Centro di Musica e Scienza della Facoltà di Musica. “Il senso nella musica collettiva è talmente forte che chi ne fa esperienza sente semplicemente che sta vivendo la stessa cosa di tutti gli altri”. 

I ricercatori credono che l’insegnamento dell’intelligenza emotiva debba diventare parte integrante dei programmi scolastici e che la musica potrebbe essere un’ottima strada per farlo. “Potenziare l’abilità di empatizzare può portare a comportamenti altruistici, come la pazienza e la capacità di cooperare, che giovano agli ambienti educativi.” Dice Rabinowitch. “Studi precedenti hanno dimostrato che i bambini che hanno punteggi alti nelle scale di empatia sono più propensi, ad esempio, ad aiutare gli altri che sono vittime di bullismo”.

“Lavorare con i bambini sulla comunicazione sociale ed emotiva permette loro di acquisire fiducia nella capacità di poter sperimentare lo stato emotivo di un’altra persona e produrre una corrispettiva risposta emotiva di sostegno. Noi crediamo che la musica sia uno dei mezzi più accoglienti e piacevoli, ed anche estremamente efficaci, per raggiungere “l’educazione dell’empatia”. “Speriamo di basarci sui suggestivi risultati di questa ricerca per replicare i suoi risultati su vasta scala in differenti contesti culturali. Uno degli ambiti che sono desideroso di esplorare è la sua efficacia sulla popolazione che sembra avere meno capacità di empatia, come le persone nello spettro autistico.”

Cross aggiunge: “l’istruzione tradizionale nella scuola primaria è pensata come basata su abilità e capacità, ma nel contesto di un programma di interazione musicale come il nostro l’istruzione non è solo imparare a fare qualcosa, è anche imparare a interagire con gli altri. I risultati mostrano che la musica di gruppo può attivare e sostenere lo sviluppo dell’empatia, ma allo stesso tempo è anche educazione artistica, e non c’è ragione per cui non possa essere entrambe”. 

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