Genitorialità e educazione
Cos’è la genitorialità?
La genitorialità nell’uso comune non sarebbe altro che il “ruolo” che ricopre il genitore, la persona, dal momento della nascita di un figlio.
Questa magra e comune definizione non permette di cogliere il vero senso dell’essere genitori e tralascia buona parte del suo significato profondo portando a confusione e ad una visione errata di quell’ampio e complicato ma magico stato, ruolo, compito, di quel tanto difficile “essere genitore”.
Da single a genitore.
Prima della nascita del proprio figlio non abbiamo idea di cosa sia realmente essere genitori a parte il concetto che ne abbiamo come figli e che spesso non ci fornisce la giusta visione di quello che invece sarà il compito con il quale dovremo confrontarci, per chi appunto avrà fatto questa scelta, nel futuro quando a nostro turno lo saremo.
Quello che possiamo intuire, cogliere, sentire da Figli, è tutto l’amore che questo implica, la cura e la protezione che una figura di riferimento può apportare ad un figlio e la disposizione ad occuparsi fisicamente, emotivamente, materialmente, insomma… sotto tutti gli aspetti, dei bisogni del proprio figlio.
Solo quando sarà giunto il momento di essere effettivamente e praticamente genitori ci si renderà, forse, conto delle sue implicazioni.
Essere genitori vuol dire prendersi cura di un essere piccolo e indifeso, che viene catapultato in un ambiente a lui sconosciuto e nel quale non saprà vivere e sopravvivere senza l’aiuto di persone che si renderanno disponibili ad accoglierlo, seguirlo, accudirlo ed accompagnarlo in questo magnifico percorso fin quando non saprà far da solo.
Aggiungiamoci la componente emotiva, tutte quelle sensazioni, emozioni e i vari processi fisici e mentali che entrano in gioco a partire da questo momento e abbiamo qui il quadro completo dell’essere genitore.
Diventare genitore: processo innato o appreso?
Diventare genitori viene considerato come parte integrante della realizzazione personale dell’ Uomo in generale ma soprattutto della Donna senza avere una visione più ampia della realtà.
Ovviamente per noi questa visione riduttiva della realizzazione personale non ci appartiene proprio perché non leale all’essenza della persona e vogliamo prendere in esame la genitorialità nel suo senso lato.
Genitore è chi sceglie di prendersi cura e di educare un figlio.
E’ bene fare questa precisazione per escludere il fatto che non tutti scelgono di diventare genitori e che questa non è quindi una condizione necessaria, obbligatoria alla realizzazione della persona e che in quelle persone che lo diventano non sempre ci sia una consapevolezza di quello che sarà il proprio compito e di come svolgerlo.
Insomma genitori si può diventare in ogni modo ma sarà il significato che gli attribuiamo e la capacità che avremo di attivare nella realtà questo compito, questo ruolo , diremo questo “essere” nuovo ma reale e nato nello stesso momento del proprio figlio, che ci definirà come “genitore”.
La società ci porta sempre a vedere il bello della genitorialità e la sua centralità nei progetti personali di vita e questo implica che ci siamo formati pensando che bisogna crearsi una famiglia, diventare genitori e soprattutto che tutto questo darà vita ad una meravigliosa avventura fatta di tanto amore e con naturalezza.
Tra i tanti aspetti che rendono questa visione confusa ed errata vi è anche il fatto che in questa definizione noi ci vogliamo identificare e vogliamo integrare questa genitorialità tutta rosa e fiori mettendoci nella condizione di non aver riscontro ma anzi di trovarci in opposizione tra la realtà con la quale ci confrontiamo e le nostre aspettative (personali e globali).
Essere e diventare genitori è spesso un compito difficile e non sempre naturale come ci viene raccontato.
Non abbiamo idea di cosa succederà e di come gestiremo la situazione e indipendentemente di chi la prenderà bene o male questa nuova avventura ci metterà di fronte a delle difficoltà, a cominciare dai drastici cambiamenti che riguarderanno il dopo e ai quali non siamo preparati.
Saremo confrontati a situazioni concrete con le quali il nostro corpo, la nostra mente e il nostro cuore dovranno fare conoscenza e convivere e da questo inizio tutto prenderà vita.
Due componenti fondamentali dell’essere genitore: Amore e Impegno
Essere genitori non è una condizione innata e soprattutto non è un modello predefinito da seguire. Non ci viene consegnato un pacchetto pronto post partum contenente istruzioni tra un pannolino ed un ciuccio che ci dirà esattamente come comportarsi e cosa pensare…
Ma noi… “ci mettiamo in gioco”… tutto risiede in questa frase!
Siamo noi a diventare genitori, la nostra persona , quella che abbiamo sempre conosciuto e che dovremo aiutare nell’adattarsi alla nuova situazione come abbiamo sempre fatto in altre circostanze.
E siamo noi che mettendoci in gioco riusciremo a surfare questa avventurosa, ma forse non così tanto, esperienza che diventerà uno schema di vita e personale, diventerà il nostro modello di azione, e una volta fatto nostro, con i nostri dubbi, le nostre perplessità, le nostre scelte e le nostre decisioni, il nostro agire quotidiano riusciremo a muoverci con scioltezza e molto più facilmente e con naturalezza.
Sappiamo nonostante le difficoltà che l’essere genitori implica, che a fare la sua parte e la sua preziosa differenza sono l’amore e la dedizione che ci mettiamo con tutto ciò che ne consegue, che tutto ha inizio da una relazione amorevole e che vede in sé uno strumento per riuscire a capire come comportarsi e come arrivare all’altro e comprendere l’altro.
La relazione nel sistema familiare ha bisogno di questo ritorno continuo, uno scambio circolare che attiva proprio le relazioni e quindi i rapporti che ne fanno parte.
Per ciò è importante aprirsi a questo prezioso lavoro su noi stessi, cercare di essere empatici prima di tutto con noi stessi per capire chi sono e come posso agire dentro di me in un primo momento e per l’altro, il bambino in un secondo momento.
Conoscermi e ascoltarmi diventa veramente un primo punto base su cui partire per comprendere come relazionarmi e come soddisfare le richieste di mio figlio senza dimenticarmi di restare sintonizzato su me stesso per non perdermi.
L’educazione emozionale in questo è un appoggio prezioso perché ci dà la consapevolezza che tutti possiamo riuscire a cambiare il modo che abbiamo di rapportarci in famiglia e di relazionarci.
Per quanto sia difficile mettere in pratica gli strumenti necessari per mettere in atto un’educazione positiva dobbiamo tener a mente che l’impegno e l’amore sono la base e da lì tutto prende inizio e che andando piano piano a lavorare su me stesso e sulla relazione riuscirò a trovare l’equilibrio che mi permetterà di farmi sentire realmente e di avere un’intesa con tutto il mio sistema familiare inteso come organizzazione che viene messo in discussione da questo evento che mi vede incapace e quindi mi fa perdere fiducia.
Il genitore può sbagliare, il genitore può stancarsi, il genitore deve capire che non è solo a provare determinate emozioni e stati d’ animo e in questo ha bisogno di un sostegno esterno che gli dia una conferma che sta agendo bene o lo indirizzi se nn riesce a farlo da solo.
I genitori devono sentirsi protetti e sostenuti , sia dalla famiglia allargata che dalla società, attraverso servizi di prevenzione e di aiuto concreto alle famiglia…
Quando il bambino è piccolo dobbiamo riuscire a credere in noi stessi e dirci che quello che facciamo indipendentemente da come lo facciamo, se fatto con il cuore e l’impegno , verrà bene .
Questo perché saremo molto più attenti a fare in modo giusto, a concentrarci sulla relazione, a rapportarsi con gentilezza, senza urlare e rispettando l’altro. Solo così riusciremo a creare questa armonia che ci darà la conferma di essere genitori e di essere tali anche agli occhi di quella piccola creatura che cresce e che vede in noi una figura di riferimento valida.
Vi saranno momenti in cui sbaglieremo, momenti di scontro, di sconfitta ma ricordiamoci di metterci in gioco e in discussione, togliendoci da questa visione del genitore come figura forte e autoritaria che non deve perdere il controllo per averlo sui propri figli.
In questo sta il successo di un’educazione positiva e di una famiglia felice non solo formalmente, famiglia intesa come componenti che decidono di creare un rapporto di fiducia e rispetto nel quale mettere le loro forze e le loro debolezze, affidandosi completamente.
Se alla base di ogni mio comportamento vi è la messa in discussione, il rispetto, l’empatia, la gentilezza, tutto avverrà naturalmente e molto più facilmente…
Non dobbiamo avere la pretesa che tutto sarà facile ma che io mi impegnerò con tutto me stesso… corpo, mente, e cuore.
A tutti i genitori auguriamo un buon lavoro!