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Autostima: Essere solo, con l’aiuto degli altri

L’autostima è uno degli ingredienti più importanti per il nostro benessere e per il benessere dei nostri bambini, quel benessere che permette di apprezzare la vita, di apprendere, di fare progetti e provare a realizzarli, di costruire relazioni affettive, di affrontare le difficoltà. Chi ha una buona autostima si sente capace, forte, radicato come un albero che cresce in un bosco.

Stimare se stessi non significa adorare il proprio ego o ritenersi invincibili, significa piuttosto darsi valore, essere capaci di guardare a se stessi consapevoli delle proprie forze e delle proprie debolezze. 

Significa guardarsi allo specchio e volersi bene. 

Tutto questo, però, non dipende soltanto da noi: il modo in cui vediamo la nostra immagine e la interpretiamo, infatti, è legato alle relazioni che intratteniamo con gli altri, ai loro atteggiamenti, ai loro sguardi e alle loro parole, oltre a quello che di noi abbiamo scoperto attraverso di loro. Come scriveva Soren Kierkegaard, il nostro modo di stare al mondo spesso si gioca su una semplice virgola: 

ESSERE, SOLO CON L’AIUTO DEGLI ALTRI  

oppure

ESSERE SOLO, CON L’AIUTO DEGLI ALTRI

Nello spazio di una virgola si scopre la dinamica tra la costruzione della propria identità e la relazione con gli altri, tra la libertà e l’autoconsapevolezza e la dipendenza totale dall’altro e dal suo giudizio. Uno spazio cruciale, specialmente per i bambini e i ragazzi, che trovano in noi adulti il primo specchio sul quale riflettere e osservare la propria immagine (fondamentale per la costruzione della propria identità), un’immagine che è direttamente e quasi totalmente legata alla considerazione che abbiamo di loro. Se l’autostima è una questione di sguardo, l’occhio con cui il bambino guarda se stesso è quello degli adulti che lo circondano. Il bambino dice: io vedo di me ciò che tu mi fai vedere.

Possiamo vedere la considerazione che l’adulto ha del bambino come la terra su cui quest’ultimo farà crescere le sue radici: se l’occhio dell’adulto rivelerà stima, affetto, accoglienza, amore, considerazione, fiducia, sostegno, il terreno sarà solido e nutriente e le radici che vi cresceranno saranno resistenti e forti; al contrario, se lo sguardo dell’adulto sarà svilente, umiliante, di non considerazione, esse non avranno presa e l’albero vacillerà nello svilimento e nell’insicurezza.

L’invito è dunque quello di guardare ai nostri bambini con stima e orgoglio, dire loro con i nostri occhi, con le nostre parole e con i nostri atteggiamenti che siamo certi delle loro risorse e capacità, anche con la consapevolezza dei loro punti deboli, degli errori che potranno commettere e delle loro difficoltà, che in fondo altro non sono che opportunità per imparare, interrogarsi, eventualmente chiedere aiuto e trovare insieme strategie per affrontarli.

Quando un bambino si specchia nel nostro sguardo e si sente capace, affronta l’errore, stima se stesso. Il bambino si stima quando è sicuro di essere amato, pensa: “se mi amano significa che valgo”; dobbiamo essere noi adulti a fare attenzione che il suo sentire non sia “se sono bravo, mi comporto bene, sono ubbidiente allora mi amano”. L’autostima nasce quando il bambino si sente amato e amabile per quello che è, non per quello che fa o non fa, indipendentemente dalle sue prestazioni, ovvero quando l’amore che riceve è un “amore incondizionato”.

Una grandissima responsabilità per noi adulti che richiede di immedesimarci nel pensiero, nei desideri e nei bisogni dei bambini, che richiede molto amore e molto equilibrio nell’essere specchi sinceri e affettuosi, che promuovono le bellezze e le potenzialità altrui. 

La stima e l’affetto dell’adulto devono essere sinceri, non simulati, dobbiamo essere noi, dunque, ad imparare lo sguardo della possibilità, che vede potenzialità e aspetti positivi di ogni bambino. Un educatore anni fa diceva che è importante non parlare mai male dei bambini, anche quando loro non sono presenti, perché quello che diciamo di un bambino forma l’immagine che costruiamo di lui e che poi lui leggerà nei nostri occhi. Un atteggiamento, questo, cruciale anche e soprattutto per i bambini e i ragazzi con qualche difficoltà o disabilità o quelli che consideriamo “ingestibili” e “terribili”, i cui limiti a volte ci sembrano così evidenti e ingombranti da adombrare ogni qualità.

Uno sguardo di stima e possibilità che spesso i bambini non leggono negli occhi degli adulti anche a livello scolastico, per esempio nei PDP e PEI, spesso pieni e dettagliati nella descrizione delle mancanze e dei limiti e poveri e superficiali nel parlare dei punti di forza, delle risorse, delle potenzialità. Eppure le risorse che ciascuno ha costituiscono la prima forza che ci permette di superare o gestire i nostri limiti e le nostre difficoltà, oltre che la base su cui poggia la nostra autostima. 

Ogni bambino ha diritto a specchiarsi in uno sguardo di stima e amore che valorizzi i suoi punti di forza e le sue potenzialità e non condanni le sue debolezze. 

Ma come individuare i punti di forza dei nostri bambini? Innanzitutto osservando i loro interessi e loro passioni e riconoscendo loro un valore, ascoltandoli con interesse e attenzione, dando valore e importanza ai loro pensieri, ai loro desideri e ai loro comportamenti. Anche ascoltare le loro emozioni è importante, aiutandoli a riconoscerle e a chiamarle per nome, condividendo con loro la nostra di emotività, in modo da far sentire il bambino legittimato a provare ciò che prova e a condividerlo. 

Insieme a questa consapevolezza positiva di sé, che possiamo regalare ai bambini e ai ragazzi attraverso la nostra “consapevolezza di loro” e del loro valore, sarà importante trasmettere loro l’indipendenza dai giudizi altrui e la capacità di autoconsapevolezza e di autovalutazione. 

Sembra una contraddizione ma non lo è. Vi ricordate la virgola di Kierkegaard? “Essere, solo con l’aiuto dell’altro” vuol dire che da solo non sono capace, che sono completamente dipendente dal giudizio e dall’intervento altrui; “Esser solo, con l’aiuto dell’altro”, invece, significa che l’altro è un sostegno per trovare la propria strada, per esercitare la propria capacità di giudizio e di autodeterminazione. 

Autostima significa valutare se stesso stimabile cioè essere capace di autodeterminarsi in modo positivo. Autodeterminazione significa che si usano parole proprie per definire se stessi, senza conformarsi passivamente alle definizioni attribuite dagli altri; questa è la strada in cui possiamo accompagnare i bambini alla loro autonomia, anche nel giudizio su se stessi.

Quale è l’aiuto che gli altri, in particolare gli adulti, possono dare ad un bambino per imparare a “essere solo” davanti ad uno specchio e stimarsi?

Innanzitutto soppesare le nostre parole e i nostri atteggiamenti nei confronti dei bambini, perché percepiscano il nostro amore e la nostra stima, senza però diventare dipendenti dai giudizi positivi e dalle lodi.  Questo richiede una maggiore cura anche nell’approccio al cosiddetto “risultato”: si può parlare insieme del risultato per migliorarlo, senza però cadere mai nell’utilizzare quest’ultimo come base per giudicare il bambino. Limitarsi a lodare il bambino con generici “bravo”, “che bello!”, “quanto sei intelligente” o nell’altro senso “non capisci niente”, “non sei bravo”, “sei terribile” ecc., significa insegnare al bambino a dipendere da un giudizio esterno, positivo o negativo che sia, e che il nostro giudizio riguarda la totalità della sua persona. Far crescere l’autostima del bambino significa anche coltivare e preservare la sua capacità di autodeterminazione. Per questo sono preferibili frasi come “Sei soddisfatto del tuo lavoro?”, “A me piace perché….” condividendo i dettagli di ciò che si apprezza e invitando ponendosi come adulti in una relazione coinvolgente e sincera col bambino. 

Poi dare ascolto sincero e attento dà al bambino l’opportunità di esistere come importante per qualcuno, di non “rimanere invisibile” e di scoprire se stesso. Chiedergli “Tu cosa ne pensi?” “Tu come ti senti?” e dargli attenzione col contatto visivo porta il bambino a sentirsi visibile per qualcuno ed anche a riflettere su se stesso. 

Aiutiamo i bambini a stimare se stessi attraverso la nostra stima e il nostro affetto. 

Per approfondire:

Daniel Pennac, Diario di scuola

Albert Bandura, Autoefficacia

Nathaniel Branden e Olivia Crosio, I sei pilastri dell’autostima 

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