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Troppo Elefante

“Leo aveva un amico, un solo amico, che però valeva come cento. Era infatti un grande elefante.Un giorno i due arrivarono in città dove di elefanti non se ne erano mai visti.”

Così inizia “Troppo elefante”, libro scritto da Daniele Movarelli, illustrato da Veronica Ruffato e edito da Gallucci.

Leo gira col suo amico elefante, ma sono fuori luogo ovunque. Troppo grosso il suo amico. Troppo rumoroso, troppo goffo, troppo ingombrante, troppo vivace…e i “troppo” continuano per tutto il racconto, escludendo via via Leo e il suo amico elefante da tutti i luoghi. Fino a che arrivano al mare, e lì “ Rispetto all’immensità del mare l’elefante sembrava un puntino minuscolo”. Hanno trovato un posto dove essere, insieme, se stessi.

E già capiamo che questo elefante è qualcosa di più di un vero animale, è un simbolo. Ma di cosa? Può sembrare una domanda retorica ma non è così. Questo elefante a mio avviso può essere interpretato sia come una caratteristica di Leo, e in questo caso è Leo che viene allontanato, o come un amico di Leo, un amico che Leo non ha nessuna intenzione di lasciare solo o indietro, e se non c’è posto per il suo amico non c’è posto neanche per lui.

Qualunque sia l’interpretazione che sentiamo più vicina non può non colpirci il fatto che fino a che Leo e l’elefante non arrivano in città non si sono mai sentiti inadeguati.E’ nel confronto con le regole che lo diventano, o comunque sono vissuti come tali.

Questo spinge a una riflessione sull’accoglienza e l’inclusività, e sulla preparazione sia intesa come formazione personale che come preparazione di spazi fisici, e come questa vada vista e a volte ripensata.

Personalmente mi dispiace che l’unico posto che i due abbiano trovato sia il mare, da soli, ma forse anche questo nasconde una metafora che magari non sono stata in grado di cogliere. Anzi se vorrete commentare e suggerire ne sarò ben lieta.

Dal punto di vista grafico il libro è un albo di medie dimensioni, scritto in stampatello maiuscolo per facilitare le prime letture in autonomia. Le illustrazioni, dai colori morbidi ma ben chiari, danno vita ai personaggi, arricchendo il testo in maniera perfetta.

Un libro da leggere, sfogliare, pensare.

Orietta Bernardi e Marcello Muccelli

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