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Non violenza

Per la rubrica di teatro ludico emozionale oggi parleremo di non violenza e gentilezza. 

Iniziamo con la sana e vecchia saggezza popolare: “Con la forza non si fa neanche l’aceto.“
Questo recita un vecchio proverbio che ho sentito ripetere tantissime volte quando ero piccolo da mia mamma. 

E questo è verissimo quando vogliamo trasmettere un insegnamento, delle nozioni, delle informazioni e  qualsiasi altra cosa ai bambini che partecipano ai nostri corsi di teatro.

Un buon insegnante teatrale, oltre ad essere un facilitatore, deve essere sempre dolce, empatico, pacifico, sincero in quello che insegna e pratica .

Questo significa anche che se qualcuno dei presenti sta tenendo un comportamento non adeguato, che può essere pericoloso per chi lo mette in pratica e per il gruppo, deve non solo interrompere il comportamento inadatto ma anche spiegare cosa comunica a lui a livello emozionale questo comportamento, e spiegare perché non deve essere portato avanti.

Oltre a questo si può dare anche una svolta a ciò che sta accadendo, cambiando completamente direzione, facendo dei giochi teatrali che riguardano la gentilezza.

A volte può darsi che i bambini, per cause che noi non possiamo sapere, usino atteggiamenti e comportamenti scorretti anche al limite della violenza.

La cosa bella dei bambini è che anche se litigano fra loro dopo pochi minuti tornano amici come più di prima.

Ma ovviamente se non litigano durante la nostra lezione teatrale è pure meglio. 

Fra vari giochi teatrali che possiamo fare, per educarci alla non violenza ed alla gentilezza oggi ve ne insegneremo due:
il primo gioco è “Lo scambio di parole gentili” : i bambini sono invitati a camminare per la stanza/spazio scenico al ritmo della musica, e quando la musica si ferma ognuno deve dire la prima parola gentile che gli viene in mente.

Poi ci possiamo anche scambiare le parole gentili l’un l’altro, porgendole sul palmo della propria mano e  lasciandole poi depositare dolcemente fra le mani del compagno che incontriamo durante le camminate nello spazio che viene utilizzato.

Quando la musica si ferma, ognuno dice la parola che ha ricevuto dagli altri bambini che ha incontrato  nel suo girovagare. 

A questo punto si ascoltano tutte le parole, e se ce n’è una che emerge su tutte le altre, perché è quella più ripetuta, ad esempio su 20 bambini del gruppo classe 12 hanno detto la parola “Grazie”, la scriveremo su un bel cartellone che poi appenderemo in classe.

E così via fino a che non abbiamo riempito il cartellone con altre parole. 

Ovviamente se anche al secondo giro la parola che vince é “Grazie”,  si passa alla seconda classificata, e ad ogni giro successivo, utilizzando lo stesso metodo, ne scriveremo tante altre.

Possiamo fare anche un lavoro grafico pittorico coi bambini in cui ognuno colora su fogli A4 dei palloncini/fiori/nuvole/arcobaleni con all’interno le parole gentili che sono uscite durante il gioco teatrale. 

Il secondo gioco è “ La carezza misteriosa”.

Tutti i bambini si mettono seduti al limite dello spazio scenico, rivolti verso la parete più lontana opposta.

Davanti a quella parete viene posta una seggiolina, voltata in modo che chiunque si sieda lì possa vedere solo la parete, e non ciò che avviene alle sue spalle.

Diremo che faremo un bel gioco in cui i bambini dovranno scoprire chi fa le carezze misteriose.

Quindi invitiamo a turno ogni bambino a sedersi su quella seggiolina.

Quando si sarà seduto gli diremo di chiudere gli occhi e coprirseli con le mani, in modo da essere sicuri che non possa vedere chi andrà a carezzare la sua testolina.

Si potrà girare a guardare solo quando si ferma la musica. 

Mettiamo la musica e scegliamo a sorte uno dei bambini seduti sulla parete opposta. Facendo il meno rumore possibile dovrà andare a carezzare la testa del bambino seduto sulla seggiolina. 

Mettiamo la musica anche piuttosto forte, per coprire il rumore dei passetti sul pavimento, così che sia più difficile indovinare da dove è partito e dov’è tornato il carezzatore misterioso, poi fermiamo la musica.

A questo punto il bambino carezzato si potrà girare e dovrà tentare di indovinare chi è che ha fatto questo gesto gentile nei suoi confronti.

Ed avrà a disposizione tutti i tentativi che voi volete dargli.

In questo modo potrà sempre indovinare, fra gli applausi di tutti i presenti. 

Dopodiché cambierete bambino sulla sedia, mandando lì il “carezzatore” precedente, in modo che tutti possano essere sia  “carezzati” che “carezzatori” .

Ecco, da oggi nella vostra faretra dei giochi gentili ne avete altri due.

Provateli. E mi raccomando: fateci sapere com’è andata.

Orietta Bernardi e Marcello Muccelli (Maestro Ciambello)

(Immagine presa dal blog pianeta donna)

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