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I passa gesti

Nel fare teatro con i bambini di età compresa tra i 3 ed i 103 anni dobbiamo sempre avere una attenzione gentile e consapevole verso ogni gesto che facciamo perché, nel momento che stiamo guidando un gioco teatrale o stiamo dando un insegnamento teorico, ogni singolo gesto che facciamo è educativo.

Quando parliamo di dialogo siamo abituati a pensare a due persone una di fronte all’altra che scambiano tra loro parole, ascoltandosi l’un l’altro e aspettando il proprio turno per parlare.

Niente di più vero, ma durante gli esercizi teatrali possiamo dare ancora più intensità a questa modalità poiché, come sappiamo, il 90% della comunicazione avviene a livello non verbale e paraverbale, e solo circa il 10% avviene a livello verbale.

Ci sono molti esercizi a teatro per allenare l’attenzione verso l’altro ed avere quella qualità di ascolto centrato sulla persona, o sulle persone attorno a noi.

Una serie di questi esercizi si basano sul “passare” un gesto consapevolmente ad un compagno, riceverlo con attenzione focalizzata, e passarlo al compagno successivo il più fedelmente possibile.

Questi esercizi servono per donare una accoglienza maggiore a quello che ci viene comunicato dall’altro, in modo da poterlo ricondividere e anche restituirlo a chi “ ce lo ha passato” avendolo compreso totalmente e dimostrando che ciò che ci viene comunicato dagli altri ha la nostra attenzione ed è importante per noi.

Successivamente, dopo un po’ di pratica ed allenamento, quando i gesti saranno più aderenti a quello che ci viene passato, al gesto verrà aggiunta una parola, ad esempio assieme al gesto ci passiamo il nostro nome proprio, un colore, un’ emozione, uno stato d’animo, delle fiabe e così via.

Inoltre a questo punto possiamo anche “giocare” la parola che ci hanno passato. 

Adesso vi farò due esempi per poter usare questi esercizi e iniziare a giocare con i bambini della vostra classe.

Iniziamo dal “passa gesto” più semplice: tutti ci mettiamo un cerchio come per un girotondo ed a turno,  iniziando da chi guida il gioco per dare l’esempio, uno di noi fa un gesto semplice, ad esempio fa finta di lanciare una pallina verso il centro del cerchio, alternando le mani mentre lancia la pallina immaginaria, e viene imitato dagli altri presenti, che cercano di riprodurre il gesto il più fedelmente possibile.

Sia nell’esecuzione dello stesso, sia rispettandone il ritmo.

Ad un segnale dell’operatore teatrale, ad esempio quando ferma la musica, tutti ci blocchiamo come statuine (pure questo è un gesto di attenzione verso il gruppo, dico sempre quando insegno teatro che esiste una differenza abissale fra non fare niente e stare fermi in scena), e un bambino fa un gesto che gli altri riprodurranno.

Dopodiché quando la musica ricomincia, tocca al bambino successivo vicino all’operatore, oppure un bambino sì e uno no, oppure ruotate un birillo in terra come nel famoso gioco della bottiglia per scegliere il bambino che compirà il nuovo gesto da imitare e giocare tutti assieme .

E dopo un po’ di volte che lo fate vedrete che le ”reazioni di movimento”  di chi imita il gesto lanciato, rispetto alle azioni fisiche volontarie primarie di chi ha lanciato per primo il gesto, saranno sempre più accurate e coerenti, arrivando a sovrapporsi sia come qualità che ritmo del movimento iniziale.

A questo punto potete anche aggiungere la variante del passarsi il nome assieme al gesto.

Un modo simpatico di farlo è quello di scambiarsi il nome con una stretta di mano.

Mettete la musica, tutti camminano nello spazio scenico, mentre camminano si danno la mano e si scambiano il nome proprio.

Ad esempio Mario si incontra con Marco, si stringono la mano, si scambiano il nome, e a questo punto Mario è diventato Marco e Marco è diventato Mario, e quando incrociano Massimo e Margherita scambiano il nome ricevuto un’altra volta.

Tutto ciò avviene finché c’è la musica e continuano a scambiarsi nomi e strette di mani incrociandosi mentre camminano nello spazio scenico .

Dopo vari passaggi di nomi e strette di mano, fermate la musica e chiedete a tutti di rivelarvi il nome che hanno ricevuto per ultimo.

Ovviamente all’inizio sarà pieno di persone che si chiamano tutte allo stesso modo, ma via via che il gioco prosegue, l’attenzione sarà sempre maggiore, la consapevolezza sempre più focalizzata, e i nomi doppioni diminuiranno fino a che ognuno avrà scambiato il suo nome e ci saranno nel gruppo classe tutti i nomi del registro delle persone presenti… ma scambiati.

Vi assicuriamo che è più difficile scriverlo che farlo, e con un paio di prove vedrete che sarà semplice e divertente anche per voi, ma soprattutto per i presenti, i bambini poi ridono a crepapelle con un gioco del genere.

Perciò, buon passagesto a tutti.

Orietta Bernardi e Marcello Muccelli (maestro Ciambello)

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