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3. Il diritto agli odori, a percepire il gusto degli odori, riconoscere i profumi offerti dalla natura

“Oggi rischiamo di mettere tutto sotto vuoto. Abbiamo annullato le diversità di naso, o meglio le diversità olfattive, tipiche di certi luoghi. Pensiamo alla bottega del fornaio, all’officina del meccanico delle biciclette, al calzolaio, al falegname, alla farmacia. Ogni luogo ha un proprio odore: nei muri, nelle porte, nelle finestre. Oggi una scuola, un ospedale, un supermercato o una chiesa hanno lo stesso odore di detergente. Non ci sono più differenze. Eppure chi di noi non ama sentire il profumo di terra dopo un acquazzone e non prova un certo senso di benessere entrando in un bosco ed annusando il tipico odore di humus misto ad erbe selvatiche? Imparare fin da piccoli il gusto degli odori, percepire i profumi offerti dalla natura, sono esperienze che ci accompagneranno lungo la nostra esistenza.” (Gianfranco Zavalloni, 2003)

Ci avete mai pensato che l’odorato è la cenerentola dei sensi? Sicuramente la nostra cultura ha privilegiato il primato della vista e dell’udito come fonti di conoscenza e di esperienza; da qualcuno è stato rivalutato il tatto, e infatti nell’educazione si parla molto dell’importanza della manipolazione per conoscere, almeno per i bambini dell’età 0-6 (anche se è un aspetto importante per l’apprendimento di tutti i bambini e persino per gli adulti). Dell’odorato, invece, non ne parla quasi nessuno, viene elencato tra i 5 sensi anche sui quaderni di scuola, ma poi rimane lì sullo sfondo e non ci sembra un protagonista della nostra esperienza. Come dice Rosalia Cavalieri nel suo interessante libro “Il naso intelligente”, viviamo in una “cultura anosmica” (in medicina si parla di anosmia quando viene perso l’olfatto per lesioni delle vie o dei centri olfattivi), cioè una cultura che ha perso il naso. 

Eppure il nostro naso non può fare a meno di sentire, di cogliere odori gradevoli o sgradevoli intorno a noi, ci dà subito la percezione di essere immersi in un ambiente caratteristico che ci avvolge e che “ci arriva dentro”. Ci arriva così tanto dentro che gli odori si imprimono fortemente nella nostra memoria, infatti sono elaborati dall’area limbica del cervello che è legata ai processi di memoria e anche alle reazioni emotive, alle risposte comportamentali, e, appunto, all’olfatto. Per questo gli odori ci permettono di riportare alla memoria esperienze, eventi ed emozioni, quasi “per immersione”, come se all’improvviso fossimo catapultati con tutti il nostro corpo, la nostra mente e il nostro cuore nell’esperienza passata. 

“Polline. Una storia d’amore”

Ed è anche per questo che gli odori hanno uno strettissimo legame con le emozioni, ci fanno “sentire l’esperienza” intrecciandola con la memoria e con le emozioni: l’odore della mamma, l’odore di neonato che la mamma e il papà riconoscono, l’odore de proprio peluche, l’odore di casa, l’odore di scuola, l’odore della paura, il profumo della vita…  Quella odorosa è un’esperienza immersiva, emotiva e intuitiva. Non a caso in qualche modo usiamo l’olfatto anche quando diciamo che una situazione o una persona ci piace o non ci piace “a naso”, che una questione “puzza” perché non ci convince; in qualche modo “con il naso” intuiamo cosa ci accade intorno. Anche se ce ne siamo dimenticati o non ci diamo peso, il nostro naso, così some tutti gli altri sensi, conosce, riconosce, giudica, valuta, e ha un suo linguaggio vero e proprio, che purtroppo abbiamo culturalmente trascurato e quindi non sappiamo ben riconoscere. 

Una vita senza odori (e quindi anche senza sapori in quanto il gusto dipende strettamente dall’olfatto retronasale) è, come ci raccontano le persone che hanno patologie legate al naso, una vita che diventa monotona e anonima, anche meno gioiosa (è stato studiato che chi soffre di depressione percepisce meno gli odori), perché l’olfatto incide sulla qualità dell’esistenza di una persona, sulla sfera affettiva, sui rapporti interpersonali, sui piaceri sensoriali e sul piacere di vivere in generale. 

Una vita senza odori e senza le infinite sfumature di odori è più povera e più asettica, come l’odore di disinfettante che rende tutti i luoghi uguali: “avvolto nel “silenzio olfattivo”, l’uomo moderno è l’espressione di una società disinfettata, decontaminata, igienizzata, che agli odori naturali, sempre più temuti e attentamente tenuti sotto controllo, ha sostituito i profumi sintetici appositamente creati”.  Ispirandoci alla famosa poesia di Loris Malaguzzi, possiamo dire che rinunciando a vivere pienamente le esperienze odorose abbiamo rubato uno dei 100 linguaggi dei bambini e dell’umanità, abbiamo reso più povere l’esperienza, e quindi le emozioni, la riflessione, la conoscenza di sé e del mondo, abbiamo impoverito le nostre potenzialità. Non rubiamo gli odori ai bambini! E anche noi riappropriamoci dell’esperienza odorosa.

Ridare spazio e attenzione all’olfatto significa, innanzitutto per gli insegnanti e i genitori, dare pari dignità a tutti i 100 linguaggi umani, senza privilegiare solo la vista e l’udito come unici canali di comunicazione e di conoscenza; significa immergersi nelle esperienze, nella realtà complessa e variegata, non ridurre ogni esperienza e conoscenza al programmato, all’astrazione, alla semplificazione; significa ridare spazio e centralità ai corpi, alle esperienze vissute con tutto se stessi, dare dignità alla globalità della persona; significa permettere ai bambini, ai ragazzi e a noi stessi, di essere immersi nella realtà completamente, con tutto il nostro corpo e noi stessi, essere presenti nel qui ed ora; significa gioire della pluralità e dei nostri modi più vari di scoprire il mondo; significa aprirsi al mondo e scoprire la sua pluralità e il gusto che ha.

Ce lo spiega bene il naso poetico di Bruno Tognolini

FILASTROCCA DEGLI ODORI DELLE COSE

Sole d’agosto, sole leone

Manda profumo di arancia e limone

Luna distratta, fatta di sogno

Manda profumo di miele cotogno

Bimbo che dorme nella meraviglia

Manda profumo di figlio o fi figlia

Cani e scorpioni, pesci ed uccelli

Fanno profumi invincibili e belli

Terre fiorite e mare profondo

Fanno profumo di mondo

(Bruno Tognolini, in Rima rimani)

Oggi tendiamo a proporre a bambini, ragazzi “esperienze asettiche” e anosmiche, cioè senza odori: device, videochiamate, chat, spiegazioni fatte solo sui libri o che si basano su astrazioni semplificate, apprendimento statico seduti su un banco dentro un’aula chiusa. Accorgerci che conosciamo e sentiamo anche attraverso l’olfatto è un passo per riscoprire il gusto per la realtà, per riaccendere i sensi; è un passo per restituire la realtà ai bambini, ai ragazzi (e a noi stessi), farli partire dalle esperienze; è un passo per abituarci ad uscire e abitare diversi luoghi, a muoverci e gustare e sentire; è un passo per restituire ai bambini la complessità della realtà così com’è ricordandoci che le esperienze più ricche sono quelle plurisensoriali, in quanto ogni senso ha da dirci e da arricchirci in modi inaspettati; è un passo per provare ad essere presenti totalmente con tutti i nostri sensi nel qui ed ora.

Nel libro “Il naso intelligente” Rosalia Cavalieri si riferisce a un caso in particolare, quello di Helen Keller, “la più nota cieco-sorda della letteratura, che tutti ricorderanno almeno per il film Anna dei Miracoli (1962), ispirato alla sua vera storia: privata dei due sensi considerati più cognitivi, aveva imparato a prestare attenzione e a discernere ogni sfumatura odorosa del mondo circostante e a “pensare” con il naso. Nei suoi scritti autobiografici, intessuti di descrizioni odorose, questo “prodigio dell’olfatto” racconta come le informazioni olfattive stimolassero le sue facoltà cognitive, parlandole in modo eloquente del mondo, dei colori, del carattere delle persone, della loro età, dei cambiamenti metereologici, delle sfumature odorose delle stagioni, delle distanze e dei luoghi, caratterizzando persino i suoi sogni, ricchi di odori e di sapori non meno della realtà”, e  permettendole di crearsi una rappresentazione della realtà, di comprendere cosa accade, di orientarsi nello spazio, e di costruirsi mappe mentali olfattive specialmente negli spazi aperti”.

Chi è più incline a concentrarsi sugli odori, come le persone cieche, dimostrano capacità olfattive superiori nel riconoscimento e nella denominazione degli odori. Questo dimostra che lo sviluppo di ogni senso dipende dall’uso che ne facciamo e, se utilizzato e valorizzato, ogni senso può esprimere al meglio le sue potenzialità e arricchire la nostra esperienza. Qualunque naso riesce a discriminare fino a 1 trilione di odori, eppure non siamo abituati a nominarli e descriverli, a parlarne come facciamo con ciò che vediamo; se ci pensate, ai bambini piccolini mostriamo immagini e nominiamo i colori, ma molto meno spesso parliamo loro dell’esperienza olfattiva.

Riscopriamo l’esistenza e le potenzialità del nostro olfatto, anche con i bambini e i ragazzi. Usiamolo come mezzo per accorgerci dell’ambiente in cui siamo immersi, usiamolo per imparare a cogliere le sfumature, per scoprire cosa ci piace o non ci piace, per connotare gli ambienti e le esperienze anche con l’odore.

Illustrazione di Maja Celija

Come possiamo riabilitare l’olfatto nella quotidianità?

Innanzitutto iniziamo ogni tanto a chiudere gli occhi e le orecchie e a provare a prestare attenzione agli odori che percepiamo, e invitiamo i bambini e i ragazzi a fare lo stesso; poi possiamo provare a risvegliare i ricordi attraverso gli odori, provando a recuperare i profumi caratteristici che abbiamo in memoria; possiamo proporre ai bambini sin da piccoli di giocare con sacchetti profumati o con gli odori che incontriamo nella quotidianità; possiamo divertirci a costruire vere e proprie “mappe odorose” della propria casa, del proprio quartiere, di ogni ambiente di vita che frequentiamo; proviamo ad allenarci a descrivere gli odori; creiamo ambienti olfattivamente stimolanti che permettano di creare connessioni tra odori ed esperienze oppure frequentiamo il più possibile ambienti che sono olfattivamente stimolanti come quelli naturali.

Come propone Francesca Faruolo (https://www.youtube.com/watch?v=l_bIgQqhkwU), diventiamo “osmonauti” cioè navigatori di odori. Seguire il naso significa seguire la curiosità, esplorare, aprirci all’esperienza immersiva e farci invadere dalle sfumature del mondo.

Ce lo ricorda bene una bella filastrocca di Gianni Rodari che si intitola Gli odori dei mestieri:

Di noce moscata sanno i droghieri;

sa d’olio la tuta dell’operaio;

di farina il fornaio;

sanno di terra i contadini;

di vernice gli imbianchini;

sul camice bianco del dottore

di medicine c’è un buon odore.

I fannulloni, strano però,

non sanno di nulla e puzzano un po’.

Ispirati da Gianni, come negli articoli precedenti della rubrica “I diritti naturali”, ci salutiamo con delle domande utili per educatori, genitori, insegnanti, nonni, adulti:

Oggi i bambini e i ragazzi (e anche noi adulti) sapremmo parlare degli odori dei mestieri? Permettiamo ai bambini di frequentare e conoscere i più diversi ambienti intorno a loro per cogliere col naso, e con tutti gli altri sensi, le sfumature del mondo (belle o brutte che siano)? Quali sono gli odori che ci circondano? Quali odori associamo ai diversi ambienti? Quante parole riusciamo a trovare per parlare degli odori? Cerchiamo di creare e frequentare ambienti diversificati o rinchiudiamo le esperienze dei bambini e dei ragazzi nelle quattro mura di casa, di scuola, della palestra o del centro commerciale?

Alcuni strumenti utili

Giochi con gli odori:

https://www.periodofertile.it/bambini/giochi-sensoriali-che-stimolano-senso-olfatto

http://flowerlena.blogspot.com/2012/11/psicomotricita-lolfatto.html 

Per approfondire:

Rosalia Cavalieri, ll naso intelligente. Che cosa ci dicono gli odori, Laterza 2009

Giorgia Martone e Michele Rocchetti, La grammatica dei profumi, Gribaudo 2019

Anna D’Errico, Il senso perfetto. Mai sottovalutare il naso,  Codice 2019

Jean-Claude Ellena, Karin Doering-Froger, Atlante di botanica profumata, L’Ippocampo 2021

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