Back

Cosa ti ha spinto ad insegnare?

Questa settimana in occasione della giornata mondiale dedicata agli insegnanti abbiamo pensato di andare a ritroso verso le origini di una scelta o semplicemente verso i primi passi intrapresi in questa professione così affascinante e importante .

Ecco a voi quindi le interviste di due insegnanti di scuola dell’infanzia, provenienti dall’Istituto Comprensivo Satta Spano De Amicis di Cagliari, che con grande disponibilità ed entusiasmo hanno accettato di raccontarci le loro preziose esperienze.

Buona lettura

#1

Cosa ti ha spinto a insegnare?

Amo a tal punto la scuola che ho fatto in modo di restarci tutta la vita. 

Tuttavia, non sono un’insegnante che ha ricevuto la “chiamata”. Nonostante avessi frequentato l’istituto magistrale, mi occupavo di  tutt’altro quando, all’età di ventidue anni, decisi di affrontare il concorso magistrale. Studiavo di notte o nelle pause dal lavoro, seguivo le lezioni la domenica.  Man mano che il tempo passava, su quei libri mi sono appassionata, ero mossa da tanta curiosità e soprattutto dalla possibilità di esercitare finalmente una vera professione e sentirmi utile. L’animo dell’educatrice non mi è mai mancato ma mi sono scoperta insegnante o meglio, maestra, quando, superato il concorso, lo diventai realmente. 

Ho iniziato la mia esperienza alla scuola primaria che avevo ventiquattro anni. I primi furono anni da precaria fino a che fui immessa in ruolo alla scuola dell’infanzia e da quel momento iniziò la mia avventura di maestra. Pensai subito di superare l’anno di prova e tornare alla scuola primaria ma dovetti fare i conti con il fascino che esercitarono su di me i bambini dai tre ai sei anni. Fu un’esperienza talmente travolgente, intensa e illuminante che cambiai idea e dopo più di vent’anni sono ancora qua.

Come hai scelto questa professione?

Non ho scelto questa professione da principio, ma con gli anni, ho capito che era ciò che sapevo fare meglio, che mi appagava. Ho scelto semmai di proseguire alla scuola dell’infanzia che ben si confà con la mia indole da eterna bambina. E’ a scuola che riesco maggiormente ad esprimermi, è con i bambini che mi sento nella mia reale dimensione. Col tempo sono cresciuta professionalmente, mi sono formata, ho fatto esperienza e sto coronando il mio sogno di portare nella scuola di stato l’educazione diffusa attraverso la creazione della scuola elfica, la scuola oltre le mura. 

Da quindici anni sono, orgogliosamente, la referente e coordinatrice della scuola dell’infanzia Satta di Cagliari. E’ a scuola che sono cresciuta, è alla scuola che sto dedicando la mia vita.

Ignazia Della Calce

#2

Che cosa ti ha spinto ad insegnare?

Insegnare non è un lavoro, ma un mestiere.

Terminati gli studi classici, ho intrapreso strade diverse, avendo la strada spianata verso altri orizzonti, ma accarezzavo sempre l’idea di insegnare e a un certo punto della mia vita ho studiato e mi sono formata per entrare nel mondo della scuola. Ero certa che non sarebbe stato un salto nel buio, perché quel mondo mi attraeva e mi chiamava. Sono partita in quarta, certa che la mia scelta non sarebbe stata disillusa. E così è stato. 

Essere una maestra è un privilegio, un regalo che la vita mi ha fatto perché non è da tutti fare il mestiere che hai scelto. Essere spettatori della crescita di un bambino è uno spettacolo affascinante, sempre in evoluzione e ricco di sorprese. Il sorriso, il superamento di una difficoltà, la continua ricerca di affetto, la curiosità sempre viva sono solo alcuni degli elementi che tengono accesa la fiamma che ti fa amare il mestiere più bello del mondo, ovvero, far conoscere il mondo ai bambini attraverso i tuoi occhi, il tuo cuore, la tua anima.

E se ogni giorno entri a scuola col sorriso e esci più ricca di quando sei entrata allora capisci che questa è l’unica cosa che avresti potuto fare nella vita.

Come hai scelto questa professione?

La mia carriera scolastica è cominciata in una scuola paritaria. Da subito ho dato tutta me stessa nella professione, ma anche dal punto di vista umano non mi sono risparmiata, costruendo rapporti importanti con le colleghe e con le famiglie dei miei alunni, rapporti che ancora persistono e fanno parte della mia vita. Spesso mi sono sentita dire che, nel percorso scolastico della famiglia, i genitori hanno ricevuto più di quello che ho dato al loro bambino.

Da tanti anni varco il portone della scuola con curiosità, perché ogni giorno è differente da quello precedente, ancora mi stupisco per la genialità, la creatività, la fantasia che i bambini mi regalano senza volere nulla in cambio. Sono tanti i ricordi che affollano la memoria. Parole , avvenimenti, pensieri, esternazioni passate alla storia, talvolta esilaranti, talvolta emozionanti da strappare una lacrima. 

Tanti anni a scuola possono diventare una routine, una storia da rinfrescare, ma, come dice la mia brillante collega, #cambiaresipuò. E allora ecco che arriva la ciliegina sulla torta, la scuola che ho sempre sognato: la scuola elfica, fortemente voluta da maestre motivate a migliorare il benessere degli alunni, da dirigenti illuminati, da famiglie proiettate in un futuro migliore per i loro figli. Questo è il segreto per non annoiarsi mai, rinnovarsi e aprire i propri orizzonti.

Sono una zia che si è sempre dedicata ai nipoti con gioia e partecipazione, attratta dal loro mondo colorato e chiassoso. Da quella sensazione ho maturato il desiderio di portare il mio entusiasmo anche nel mondo del lavoro, ma sappiamo che non è solo la passione per i bambini a fare di te una buona maestra.

Non basta una laurea per essere un insegnante, ci vuole cuore, passione, dedizione e umiltà. Bisogna scendere dalla cattedra e mettersi al livello dei nostri alunni, innalzarsi ai loro sentimenti, ai loro pensieri, rispettare i loro tempi. Solo allora capisci di avere la fortuna di essere una maestra.

Io l’ho capito da subito.

Simo Maestra felice (Simona Buzzi)

(Immagine di copertina tratta dal film “Like stars on earth”)

Leave A Reply