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Con una scorta di baci

Nella recensione di oggi vogliamo parlare di  un tema che tutti i bambini prima o poi si trovano ad affrontare, e noi con loro, il distacco.

Sia che siamo genitori, che insegnanti, che educatori, inciamperemo sempre in questo momento fatidico, oltre ad averlo vissuto a nostra volta.

Il distacco di cui parliamo, o meglio di cui parleremo attraverso due libri, è quello che porta il bambino dalla sua casa al fuori e al riconoscimento del genitore come figura autonoma con una sua indipendenza.

Roba tosta insomma! Ma abbiamo la possibilità di parlarne in maniera delicata e significativa attraverso questi due libri : “I tre piccoli gufi” di Martin Waddel, illustrato da Patrick Benson e edito da Mondadori; e “Zeb e la scorta di baci” di Michel Gay, edito da Babalibri.

Martin Waddel è un autore irlandese, che racconta di aver sempre avuto una predilezione per i racconti che vedono protagonisti degli animali, e infatti in questo albo ci presenta tre piccoli gufi.

I tre piccoli si svegliano dopo una giornata di sonno, si sa i gufi sono animali notturni, e la mamma non c’è.

La sorpresa e la preoccupazione per questa situazione è splendidamente espressa dalle illustrazioni molto curate di Patrick Benson. Le espressioni dei gufetti sono indimenticabili.

E iniziano a formulare ipotesi sul perché la mamma non sia lì. Le ipotesi si susseguono, il tempo passa e infine…eccola, torna, e i gufetti si affrettano a dire che loro lo sapevano. “Ve l’avevo detto che tornavo.” dice mamma gufo. 

Ecco già questo è importante, il patto sicuro con la mamma, se il genitore dà una parola quella verrà mantenuta, fiducia. 

Altro elemento è il bosco buio, non è mattina o pomeriggio, no è notte, siamo, sono, in un bosco buio. Immediata allegoria dello stato d’animo dei gufetti. 

Ma la mamma torna e il più piccolino la abbraccia forte, “Ti voglio bene mamma” e il legame si conferma attraverso il contatto fisico, primario mezzo di comunicazione. 

E infine vorrei sottolineare un ultimo elemento : la mamma non reca cibo, la mamma non porta nulla ai gufetti, la mamma è andata a fare qualcosa che ha a che fare con sé stessa, non con l’accudimento, la madre è un essere autonomo, con una sua vita. 

E allo stesso modo anche i piccoli hanno una loro vita, tutta da esplorare. È quanto ci presenta Michel Gay con la piccola zebra di “Zeb e la scorta di baci”. Zeb è pronto per andare in campeggio con altri cuccioli, ed è molto felice di andarci! Ma la felicità ha anche un altro risvolto: la tristezza data dal lasciare i genitori per la prima volta. Quando Zeb si rende conto che per un po’ non li vedrà diventa quindi triste ma i genitori hanno un’idea: preparano insieme ad una scatola piena di bigliettini e su ogni bigliettino c’è stampato un bacio, Zeb potrà prenderne uno ogni volta che si sentirà triste. Così Zeb parte e grazie a questa idea non si sentirà mai completamente sperduto, al punto che condividerà quei baci anche con gli altri amici quando si sentiranno soli a loro volta.

Questo libro ci mostra come i genitori, ben lontani dallo sminuire i timori di Zeb o dal lasciarlo solo con la sua emozione, accorgono il suo timore la sua perplessità riconoscendogli in questo modo dignità. Il riconoscere i sentimenti dell’altro aiuta l’altro, in questo caso il piccolo Zeb, a riconoscerli come legittimi e quindi ad  accoglierli. Ma i genitori di questa storia non si limitano a riconoscere e accogliere, cercano anche una soluzione: la scatola dei baci.

L’albo ha delle belle illustrazioni dai colori acquerellati e mai aggressivi, essenziali ma non minimaliste, che sostengono con grazia e dolcezza il testo diventandone parte integrante.

Orietta Bernardi e Marcello Muccelli (Maestro Ciambello).

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