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EsercitAzione ludico teatrale

Le Emozioni, queste sensazioni fantastiche che proviamo e che, soprattutto quelle positive, ci pervadono di gioia e benessere.

Ma per provare le emozioni c’è bisogno di una mente e di un Corpo che le possa sperimentare.

E se per un adulto che fa teatro il Corpo è lo strumento principale con cui vivere e condividere le emozioni con il pubblico, al punto che esiste una branca del teatro in cui si usa solamente il corpo senza usare la voce, cioè il Mimo, per i bambini le sensazioni corporee e le emozioni sono legate ancora più naturalmente, senza i filtri che a volte pongono  l’intelletto, la razionalità e il senno dato dall’età .
Il bambino vive e vivifica le emozioni in modo quasi viscerale, in modalità acceso e spento, e come operatori teatrali dobbiamo allenarci a “dimenticare” di essere adulti e tornare a quella età bambina in cui il corpo dava vita esso stesso alle emozioni che noi provavamo.
Perciò chi insegna teatro, e soprattutto chi lo fa coi bambini, deve esercitarsi in quelle che Stanislavskij e Grotowski ritenevano essere uno degli strumenti migliori di coloro che volevano rendere vera o verosimile la recitazione su un palcoscenico, ovvero le Azioni Fisiche, e sebbene per i due Grandi Maestri lo scopo per cui usarle poteva essere diverso, allo stesso tempo erano imprescidibili e ritenevano che fosse indispensabile esercitarsi in tali azioni fisiche. Non mi dilungherò sulle  divergenze fra le due teorie che poi alla fin fine , secondo molti studiosi, non solo sono minime ma addirittura facendo un lungo giro si riuniscono come due semicerchi che si reincontrano chudendo il cerchio, ma poserò l’accento sul fatto  che per fare una azione fisica ci vuole un Corpo, ed ecco quindi che gli esercizi fisici che fa un operatore, anche da solo in una stanza, possono essere strumento di crescita, di conoscenza di sé, delle proprie emozioni e di affinamento di tecniche e competenze.

Piccolo esempio : prima di iniziare a scrivere questo articolo ero seduto con le mani sul tavolo e stavo guardando il foglio bianco  sullo schermo del PC.

Pensateci bene: quale differenza c’è fra questo mio stare seduto fermo e stare fermo e non fare niente?

La risposta è la “volontà”. Le azioni fisiche sono volontarie, le attività fisiche non sempre lo sono.
Perciò dobbiamo allenarci a muoverci consapevolmente e sentire le varie parti del corpo che si muovono, i muscoli che via via si contraggono e si rilassano, le lievi tensioni che si diramano dal tronco verso gli arti e viceversa, per giungere a creare con il nostro corpo l’ambiente favorevole in cui far nascere sentimenti ed emozioni sul palcoscenico.

Ma questa è la rubrica di teatro ludico emozionale per bambini dai 3 ai 103 anni, e voi vi chiederete che utilità ha tutto questo.
Quando lavorate coi bambini, anzi meglio, per i bambini, potete aiutarli a esprimere e vivere le emozioni se voi per primi avete sperimentato con certi esercizi e con certe tecniche come farle nascere in voi stessi e come farle percepire agli altri.

Se io mi sedessi davanti a voi, senza guardarvi, a volto basso, con la testa fra le mani , e le spalle piegate ed incassate verso il torace mi sussultassero ritmicamente, anche se io non facessi un fiato, voi sapreste che anche se non stessi davvero piangendo, lo mimerei col corpo in modo verosimile, e lo stesso lo penserebbero quelli che mi vedessero dalla ventesima fila in teatro, ad una distanza tale  che nessuno potrebbe vedere se dalle dita semichiuse mi stillassero giù alcune lacrime.
E questo è uno degli esercizi che si fa per mettere il corpo nella posizione di far nascere dentro di sé una sorta di tristezza, perché anche quella è una emozione che fa parte dell’essere umano.

Allo stesso modo se fermo in piedi di schiena, a braccia sollevate, con le spalle aperte , mani spalancate e viso verso l’alto mi vedeste far sussultare le spalle ritmicamente, sempre in silenzio  ( notare che l’unico movimento, gesto o azione fisica non statica è esattamente la stessa di prima: le spalle che sussultano) voi intuireste che sto ridendo di gioia anche se foste lontani una ventina di metri.
La cosa bella è che l’atteggiamento del corpo, mantenuto per un certo tempo, aiuta a far nascere l’emozione. Questo è il motivo per cui molti bravi attori riescono a piangere a comando in scena, ponendo il corpo in una posizione ed atteggiamento tale in cui in breve tempo la tristezza può farsi strada nel loro animo.
Coi bambini cosa dovremmo fare?

Facciamo qualche esempio :
dovremmo innanzitutto aiutarli ad aumentare la loro innata e naturale consapevolezza del corpo, facendo con loro esercizi come muoversi al rallentatore, a salti, rotolando, camminando a quattro zampe, all’indetro e chi più ne ha più ne metta. Usando varie musiche dalle più calme e lente alle più ritmate e veloci.
E poi usando dissonanze fra musica e corpo: con una musica ritmata velocissima muoversi lenti come lumache e con una musica lenta e calma muoversi velocemente come un ghepardo impazzito.
E poi fargli provare vari atteggiamenti de corpo per vedere quali emozioni ricordano loro oppure quali fanno nascere.
Tutti con le braccia spalancate, i piedi ben fermi, il volto in alto, con una esprssione neutra: come vi sentite?
Provate nella stessa posizione a mettere un bel sorriso su vostro volto: ed adesso come vi sentite?

E adesso provate nella stessa posizione a fare il “labbrino”, il broncio. Qualcosa è cambiato? Vi sembra più difficile?

E poi sdraiati nella stessa posizione a pancia in su, a pancia sotto, schiena a schiena con un compagno e così via.
Ed in questo modo sarà più facile far conoscere loro le proprie emozioni, sperimentandole in luogo protetto, con un facilitatore (voi) che li aiuta e sostiene, in un momento ludico in cui possono viverle e condividerle con gli altri, senza che nessun giudizio possa infuenzarli e facendo in modo che possano accompagnarle sottobraccio, senza esserne preda totale, ma come osservatori consapevoli, guidandole e controllandole.

Orietta Bernardi e Marcello Muccelli (Maestro Ciambello).

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