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L’educazione in Natura provocatoria e provocante! (prima parte)

CONCETTI BASE

L’Educazione in Natura è un approccio sensoriale-esperienziale che fortunatamente sta prendendo piede sempre di più nei contesti educativi e in tutti i livelli scolastici, ma che comunque continua a destare qualche preoccupazione soprattutto nei genitori e in alcuni insegnanti che non si sentono pronti a riscoprire il fuori. Dunque l’educazione all’aperto si è ripresentata, in questi ultimi anni, come una proposta provocatoria che va palesemente contro il modo tradizionale di fare scuola e che richiede una fondamentale riscoperta della natura e del modo di viverla da parte dell’uomo: nulla di nuovo o di così sconvolgente ed impossibile, semplicemente un’abitudine ormai caduta in disuso.

Tuttavia, nonostante alcune remore e resistenze dure a morire, finalmente si sta riscoprendo questa necessità di stare a contatto con la natura, soprattutto per quanto riguarda la dimensione delle esperienze e degli apprendimenti necessari per la crescita di qualsiasi individuo.

È indubbiamente una rivoluzione lenta che procede a piccoli passi ma che sta dilagando più o meno ovunque e perciò ora verrebbe da dire che il grosso è fatto… E invece no! La strada è lunga e dissestata, poiché, soprattutto in educazione, non bisogna mai adagiarsi sugli allori e fossilizzarsi su un approccio o metodologia, anche se acquisita dopo tante fatiche.

Dunque cosa fare? È semplice: occorre rendere l’Outdoor Education ancora più provocatoria! A questo punto è decisamente necessario farlo per il bene dei bambini. Ebbene sì: perché i bambini e le bambine nel vivere il fuori non ci trovano assolutamente niente di sconveniente, sconvolgente e tanto meno hanno dubbi o preoccupazioni a riguardo. L’Educazione in Natura è, infatti, una pratica inusuale per gli adulti che hanno dimenticato la propria infanzia, ma di certo non lo è per i bambini che, anzi, la considerano la normalità. E quindi dov’è il problema? L’inghippo si nasconde nella semplice constatazione che dove c’è abitudine e monotonia non c’è nulla che si presti ad entusiasmare gli animi e a spingere verso la naturale sete di scoperta dei bambini, fondamentale per qualsiasi apprendimento.

Per rendere tutto ciò possibile ed efficace, occorre innanzitutto partire dall’idea di base che si ha riguardo l’infanzia ed i bambini: questi ultimi sono protagonisti attivi, co-costruttori delle proprie esperienze e conoscenze, aventi istinti basilari (ad esempio la Biofilia, ossia l’attrazione innata e biologica ed il naturale affiliarsi emotivamente a tutto ciò che è vivente) e diritti fondamentali quali non solo quello ad avere ed esprimere la propria identità fin dai primi anni di vita e ad apprendere liberamente sperimentando attivamente, ma soprattutto uno che spesso e volentieri noi adulti dimentichiamo o non gli riconosciamo, ossia il diritto di poter fare le cose difficili (Rodari).

Dunque occorre un’importante ed imponente opera di progettazione che dia vita ad un giardino differente dal consueto, pieno di diversità, curiosità, stimoli ed anche rischi e pericoli (ovviamente calcolati), dando così fiducia e possibilità ai bambini di mettersi alla prova affrontando sfide sempre più difficili e generalmente ritenute pericolose e, perciò, rese estranee ai bambini dagli adulti stessi.

PRIMI PASSI

Perché il fuori dovrebbe avere come caratteristiche di base l’essere provocatorio e provocante?

Semplice: ogni esperienza educativa, per essere significativa, dovrebbe innanzitutto provocare una reazione preferibilmente positiva (essere provocatoria), come può essere uno stato di sorpresa e meraviglia ad esempio, e provocare degli stimoli sensoriali piacevoli ed interessanti (essere provocante).

In questo la natura, e le piante in particolare, sono maestre poiché rappresentano stimoli sensoriali su più livelli, oltre ad offrire un’ampia varietà di aspetti, caratteristiche e differenze indispensabili al bambino per comprendere, valorizzare ed accettare le diversità come una ricchezza inestimabile.

Dunque il primo passo da compiere è realizzare una progettazione che sia rispettosa non solo dei bambini con i quali si ha a che fare e con i loro bisogni e potenzialità, bensì che rispetti anche il giardino in sé, studiando per bene le tipologie di piante da poter inserire e dove, assicurandosene la sopravvivenza ed una crescita ottimale. Per tali ragioni occorre innanzitutto scoprire quali siano le piante autoctone e del territorio, che rispondano al meglio al tipo di terreno e clima, quali le loro caratteristiche e necessità, la ciclicità della loro esistenza e come possano essere sfruttate al meglio per realizzare un ambiente realmente stimolante ed educativo.

Ovviamente la progettazione è un atto in continuo divenire: è fondamentale all’inizio per avere un’idea e delle linee guida, ma è anche necessario che cresca e si sviluppi seguendo le curiosità ed inclinazioni dei bambini, prevedendo dunque di lasciare degli spazi liberi ed incolti che diano modo ai bambini e alle bambine di sperimentare liberamente e di approfittare delle occasioni di scoperta e degli imprevisti, giocando semplicemente secondo natura.

Perciò la parola chiave della progettazione, soprattutto all’esterno, è rinnovare e rendere in continuazione il giardino vario e complesso così da offrire nuovi stimoli ed opportunità, tenendo sempre conto e rispettando le caratteristiche delle piante presenti.

Tenendo conto di quanto affermato finora, nel giardino non devono essere inserite solo piante robuste in grado di resistere alle azioni, spesso poco delicate, dei bambini; anzi: sono necessarie anche piante molto più delicate che insegnino il rispetto della fragilità, ma anche piante esteticamente belle che però nascondono le spine in modo da educare ad andare oltre le apparenze e a stare comunque cauti ed attenti alle proprie azioni, o ancora delle piante che rendono meno esteticamente ma che presentano altre qualità quali un buon profumo, oppure l’attirare una tipologia di insetti e respingerne altri, ecc.

(Si ringrazia Stefania Di Cocco per questo articolo, che prosegue con la seconda parte)

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